L'Isola di San Simeone, una delle opere di Massimo Canuti esposte nella mostra VIAGGIATORE VIAGGIANTE, è l'invito per un viaggio particolarmente intrigante. Una mappa, che riporta con dovizia di particolari i mitici toponimi del territorio di Eridano, come essenza di un viaggio fantastico da intraprendere coraggiosamente a piedi come l'intraprendente Stefano Grasselli incamminato "Verso la montagna inquietante", a bordo del van vintage di Marco Arduini o a cavalcioni delle ali della fantasia... come l'Orinonauta di Lorenzo Criscuoli.
Verso la montagna inquietante © Stefano Grasselli |
© Marco Arduini |
Orinonauta © Lorenzo Criscuoli |
L'Isola di San Simeone
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Simeone di Edessa, detto anche San Simeone Salos, cioè Stolto (Emesa, ... – Emesa, 550)
Nato da una famiglia agiata di Emesa, l’odierna Edessa, visse fino all’età di trent’anni insieme con la propria madre, che lasciò solo per compiere, insieme all’amico d’infanzia Giovanni, un pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione della festa dell’Esaltazione della Croce. I due compagni dopo che sulla via del ritorno avevano visitato alcuni monasteri sul fiume Giordano, decisero di dedicarsi interamente alla vita monacale. In poco tempo furono consacrati monaci ma, essendo desiderio di Simeone dedicarsi interamente alla vita ascetica nel deserto, abbandonarono il monastero ove erano stati ordinati.
Dopo 29 anni vissuti in contemplazione nel deserto Simeone tornò solo nella propria città natale, ove condusse la vita di “Stolto in Cristo”, così come erano chiamati coloro i quali, fingendo pazzia e sottoponendosi ad ogni sorta di penitenza, credevano di avvicinarsi alle sofferenze patite da Gesù nel Calvario. Apparendo a tutti “in uno stato alterato” non salutava chi incontrava, scappando se qualcuno gli rivolgeva la parola nella convinzione che questi “volesse rubare la sua virtù”. A causa di tali comportamenti era spesso visto in cattiva luce dalla popolazione locale la quale, fuggendo Simeone dalla compagnia degli altri, non poteva sapere se e quando il monaco pregava Dio o digiunava, tanto più che questi non era avulso dall’introdursi furtivamente nelle locande per mangiare tutto ciò che gli si parava davanti. Vi era tuttavia una stretta cerchia di persone con la quale Simeone si mostrava sincero e affabile: tra questi vi era una serva la quale, rimasta incinta, incolpò Simeone del suo stato. Il santo non fece nulla per contraddirla, affermando anzi con le persone che incontrava che era successo proprio quanto si raccontava poiché “la carne era debole”.
Solamente quando giunse il parto e alcuni familiari della serva si rivolsero a lui perché vi erano complicanze e volevano che il monaco pregasse per la salute della partoriente che il santo rivelò che la donna non riusciva a sgravarsi solo e unicamente perché non aveva rivelato il nome del padre del nascituro.
Quando finalmente lo rivelò anche il bambino nacque. Si racconta che vi fu grande scandalo per Edessa quando il santo fu sorpreso ad introdursi negli alloggi di una prostituta.
Interrogata la donna rivelò che Simeone si era recato in casa sua per donarle da mangiare, essendo più di tre giorni che la stessa era rimasta malata e senza cibo, mostrando nel contempo i resti dei cibi che le erano stati portati. Leggenda vuole che poco prima di un terremoto il monaco iniziò a colpire con una frusta le colonne presenti nel foro gridando “Voi state; voi dovete saltare”. Alcuni testimoni presenti al fatto, conoscendo le virtù profetiche del santo, segnarono le colonne indicate le quali, dopo il terremoto, furono le uniche a rimanere erette.
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31 marzo / 29 aprile 2012
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